OHOSKIN: L’ ALTERNATIVA SOSTENIBILE, CRUELTY-FREE E MADE IN ITALY ALLA PELLE ANIMALE CREATA A PARTIRE DA UN PROCESSO DI ECONOMIA CIRCOLARE CHE TRASFORMA I SOTTOPRODOTTI DI ARANCE E FICHIDINDIA IN UN NUOVO MATERIALE DI LUSSO.
| Società benefit: no Start up: Start up iscritta al registro delle imprese Sito web: www.ohoskin.com Città: Catania Settore: tessile Età rappresentante legale: 33 Progettista: Adriana Santanocito Tema: Economia circolare |
Descrizione
Ohoskin è un materiale alternativo alla pelle animale sostenibile, vegano e Made in Italy. È un prodotto destinato ai brand di lusso dell'automotive, della moda e dell'interior design che vogliono offrire prodotti sostenibili e senza sensi di colpa ai clienti più sensibili alle tematiche ambientali e della sofferenza animale. Ad oggi, fino all’80% della pelle è conciata al cromo, con effetti devastanti sugli ecosistemi. Per non parlare del tema della sofferenza animale e dell’impatto sul riscaldamento globale che hanno gli allevamenti intensivi. Grazie al nostro processo brevettato, trasformiamo i sottoprodotti industriali di arance e cactus dell'industria cosmetica e agroalimentare, che altrimenti verrebbero considerati uno scarto da smaltire con alti costi economici e ambientali, nella materia prima di un materiale nuovo e di lusso senza produrre rifiuti, chiudendo così un processo di economia circolare. Grazie alle nostre partnership, abbiamo già avviato la produzione industriale del prodotto, rendendo Ohoskin una scale-up. Contemporaneamente, stiamo sviluppando un PVC 100% bio-attributed e da fonti rinnovabili, per un prodotto ancora più sostenibile. Stiamo infine implementando la blockchain per rendere la nostra filiera (che si svolge interamente in italia) 100% tracciabile. Abbiamo già validato il prodotto per moda e arredamento e puntiamo a raggiungere il mercato dell'auto nel 2022. La nostra alternativa alla pelle rispetta la norma REACH e PROP65. È esente da Ftalati e vanta il livello VVV+ dell'Animal Free Fashion Label della LAV.
Impatto ambientale
Ci siamo rivolti a due atenei italiani per la stesura di una Life Cycle Analysis, che dovrebbe essere pronta entro ottobre. Inoltre, stiamo lavorando con una azienda specializzata per implementare la blockchain e rendere tracciabile e trasparente l’intero processo produttivo, che avviene interamente in Italia. A differenza della pelle animale, Ohoskin non richiede l’allevamento di animali e, di conseguenza, non produce i gas serra tipici degli allevamenti intensivi. Inoltre, ad oggi, dal 60 all’80% della pelle animale è conciata al cromo, con devastanti effetti sull’ecosistema e con un grande consumo di acqua. Rispetto alla pelle sintetica, invece, stiamo usando un PVC senza ftalati che rispetta le normative REACH e PROP65, le più stringenti al mondo, per incrementare il ciclo di vita del prodotto rispetto al PU usato per creare l’ecopelle tradizionale, che invece si micronizza rilasciando microplastiche nell’ambiente. In ogni caso, stiamo testando in laboratorio diverse soluzioni per aumentare la percentuale di materiale bio-based nel nostro prodotto, puntando a un PVC 100% bio-attributed. Infine, rispettando i principi di economia circolare, il nostro processo non genera rifiuti e, soprattutto, non richiede alcun consumo di nuovo suolo.
Innovatività e replicabilità
Abbiamo brevettato un processo per creare un materiale bio-based da sottoprodotti di lavorazione industriale di arance e cactus dalle caratteristiche visive e di performance del tutto paragonabili al cuoio animale destinato ai brand di lusso che vogliono fornire ai loro clienti un'alternativa etica alla pelle, senza sensi di colpa. Grazie al nostro processo brevettato e ai nostri partner industriali, abbiamo già avviato la produzione industriale. In una prima fase, trasformiamo i sottoprodotti agricoli in un biopolimero. Questa fase avviene in collaborazione con Sicilbiotech, un’alleanza che abbiamo formato con aziende del settore della chimica, dell’agrotech e dell’impiantistica. Nella seconda fase, il biopolimero raggiunge la Lombardia, negli stabilimenti di Novartiplast, azienda storica nella produzione di ecopelle. Qui, grazie ai loro impianti, possiamo produrre fino a 15000 metri al giorno di materiale bio-based. In questo modo, uniamo l’Italia e creiamo un nuovo Made in Italy, sostenibile e ad alto contenuto tecnologico.
Impatto dell’innovazione
Dall’inizio del 2018 a oggi Lyst (piattaforma globale di ricerche di moda) parla di un aumento del 66% delle ricerche web relative alla moda sostenibile e i materiali, come il cotone biologico e la pelle vegana, aumentato del 119%. L’attenzione alla sostenibilità da parte dell’industria conciaria risponde quindi ai nuovi bisogni dei consumatori, circa il 40% della popolazione italiana (indagine LAV 2018) è favorevole all’acquisto di capi realizzati con materie prime alternative e più di 100 aziende e grandi gruppi hanno già scelto di entrare a far parte del rating Animal Free Fashion, il progetto LAV per ridurre lo sfruttamento animale e contribuire ad attuare il piano di Sviluppo Sostenibile 2030 (punti 12,13,14 e 15). Le scelte dei consumatori, la crescente attenzione verso i diritti degli animali guidata da diverse ONG come PETA, l’attenzione all’ambiente, al plastic-free e la crescente rigidità delle leggi di macellazione che governano la vera pelle stanno spingendo la ricerca e la domanda, da parte dei brand, di pelle vegana per realizzare i loro prodotti. Anche nel settore automotive le case automobilistiche stanno diventando sempre più sensibili e tra il 2018 e il 2019 Bentley e Tesla hanno utilizzato pelle vegana per il rivestimento degli interni delle loro auto di lusso.
Sulla base dei dati raccolti, la nostra pelle vegana dagli agrumi e cactus in virtù delle sue caratteristiche si mostra capace di rispondere e di soddisfare le esigenze di innovazione e di sostenibilità dei brand che ricercano pelle vegana di alta qualità per la produzione dei loro prodotti e dei consumatori, contribuendo al contempo alla risoluzione del problema dello smaltimento del sottoprodotto del settore agroalimentare valorizzando le componenti di ligno-cellulosa e emicellulosa che non possono essere utilizzate per la tessitura.
Nella filiera agrumicola in particolare, rispondiamo un bisogno espresso e cioè quello di smaltire il sottoprodotto agrumicolo derivato dalla spremitura industriale degli agrumi. Se non riutilizzato, esso infatti dovrà essere smaltito correttamente come rifiuto con elevati costi aziendali. Da qui la tentazione di cedere a volte allo smaltimento illecito, procurando gravi danni ambientali. Nello specifico, l’onere per le aziende di trasformazione si attesta intorno a €30,00/tonnellata; quindi smaltire oltre 340.000 tonnellate di pastazzo (prodotte mediamente in un anno in Sicilia, escludendo le 700.000 prodotte in Italia), costa alla filiera circa € 10.200.000,00 (Focus.it, 2016).
Mentre la filiera del Fico d’india produce ogni anno tra i tra i 150 e i 600 quintali di pale per ettaro di coltivazione che fino ad oggi erano considerate un residuo della produzione da smaltire dopo la potatura della pianta.
L'Italia è il primo produttore europeo di fichi d'India, il secondo mondiale e il 90% della produzione italiana è in Sicilia. L’attenzione all’impatto ambientale dei prodotti e processi tessili non è una moda passeggera ma una strategia su cui le imprese oggi puntano per essere più competitive e per rispondere alle richieste del mercato.
Fattori specifici
La nostra è una scale-up grazie a un progetto di open innovation, che coinvolge i partner industriali SicilBiotech e Novartiplast Italia per sfruttare impianti e know-how preesistenti per abbattere i costi e iniziare da subito la produzione industriale. Il nostro processo brevettato e protetto da PCT internazionale prevede la trasformazione degli scarti industriali di arance e fichidindia dall’industria cosmetica e alimentare in un biopolimero. Quindi, invieremo il polimero in Lombardia, ai nostri partner di Novartiplast Italia. Questa è un’azienda storica nella produzione di ecopelle, che grazie ai suoi impianti potrà produrre fino a 15.000 metri al giorno della nostra alternativa vegana e sostenibile alla pelle animale. Inoltre, il nostro processo è un vero Made in Italy. Non solo perché la filiera è trasparente e si svolge interamente nel nostro paese, ma perché il processo unisce l’Italia, unendo la fertilità del suolo siciliano alla tradizione industriale lombarda.
Modello di business
Il mercato globale B2B di alternative in pelle raggiungerà $ 85 miliardi nel 2025. Il numero crescente di ricerche su Internet su materiali alternativi come la pelle sintetica (+ 119%) suggerisce che la pelle vegana prenderà quote di mercato dalla grande industria conciaria che vale $ 400 miliardi. La nostra vendita è B2B2C e ci rivolgiamo ai brand di lusso e vogliamo raggiungere entro il 2022 il settore auto. La richiesta B2B di pelle vegana sarà in crescita del +90% entro il 2025 per gli accessori moda. Per quanto riguarda l'industria dell’auto, con 65 grandi marchi, ha il 40% del mercato totale delle alternative alla pelle e abbiamo già appurato un forte interesse verso la nostra soluzione.
La vendita avviene in via diretta con il primo contatto attraverso il nostro sito e i social e abbiamo stretto accordi per strutturare una rete di agenti commerciali usufruendo della competenza ed esperienza degli agenti commerciali di Novartiplast Italia.
Fattibilità tecnica e team di sviluppo
Abbiamo validato la fattibilità già nel 2019, con l’aiuto del nostro partner industriale Novartiplast. Nel 2020 abbiamo esteso il brevetto in PCT Internazionale e, nel 2021, abbiamo avviato la produzione industriale.
Il team, a maggioranza femminile e di under 35, è composto da
Adriana Santanocito, CEO e co-founder, fondatrice di tre startup e detentrice di due brevetti nel settore tessile.
Roberto Merighi, CTO e co-founder. È un chimico e imprenditore, CEO di in4tech srl.
Sara Parisi, CMO, responsabile eventi e capo del digital marketing.
Alessia Giusto, graphic designer.
Erika Antoci, responsabile amministrazione.
Alessandro Scuderi, CCO, responsabile comunicazione e storytelling.
Politiche di comunicazione
Nonostante le limitazioni poste dal singolare D. Lgs.68/2020D, che tutela l’industria conciaria e ci vieta di fare qualsiasi riferimento alla pelle o al cuoio, tramite una strategia di brand storytelling,facciamo vertere la nostra strategia comunicativa (ricevendo di tanto in tanto minacce di azioni legali da parte di concerie e associazioni di categoria) sulla possibilità di godere di un nuovo lusso, senza i sensi di colpa causati dalla sofferenza animale, dalla carbon footprint degli allevamenti intensivi e dai danni ambientali causati dalla concia della pelle al cromo. Ci poniamo come un materiale alternativo alla pelle sostenibile e vegano e stiamo lavorando per integrare nel nostro storytelling dati terzi e trasparenti circa il nostro impatto ambientale e la tracciabilità della nostra filiera 100% made in Italy.
Attori coinvolti
In primo luogo, l’industria conciaria danneggia la salute di chi vi lavora e di tutti coloro i quali vivono intorno agli stabilimenti, devastando gli ecosistemi.
In secondo luogo, grazie al nostro processo di economia circolare diamo agli scarti una nuova vita e un nuovo valore, così che gli agricoltori siciliani possano trasformare un problema in una risorsa economica.
Inoltre, il nostro processo produttivo si svolge in una prima fase in un’area precedentemente depressa come il territorio di Butera, in un ex stabilimento petrolchimico che oggi è un esempio di industria green e genera posti di lavoro.
Infine, la nostra startup è stata fondata da una donna e il team è formato da donne e under 35 al sud, che possono esprimere il loro talento nella loro terra.
Certificazioni
Ohoskin rispetta le normative ISO, REACH e PROP65. È esente da Ftalati e vanta il livello VVV+ dell’Animal Free Fashion Label della LAV. Uno dei nostri obiettivi è rendere trasparente e tracciabile la nostra filiera made in Italy, per questo motivo, stiamo implementando la tecnologia blockchain e calcolando il nostro impatto con uno studio di LCA.