LogoTEON SRL
TINA e RETINA sono pompe di calore idrotermiche, elettriche, ad alta temperatura per la produzione di riscaldamento «rinnovabile»: RETINA rappresenta la versione reversibile, in grado di produrre anche il raffrescamento estivo
Sito web:www.teon.it
CittàMonza
Settoreefficienza energetica - pompe di calore
Attività dell'impresaTEON è “una startup innovativa” che sviluppa, produce e commercializza pompe di calore idrotermiche ad alta temperatura denominate TINA e RETINA per un riscaldamento (e raffrescamento) «rinnovabile» di edifici e di grandi volumetrie, come alternativa alle caldaie su impianti tradizionali, per eliminare ogni emissione inquinante in loco
Progettistagianfranco pellegrini
Innovazionedi prodotto
DescrizioneTINA (e RETINA) scalda l’acqua del circuito a 80°C trovando il suo naturale inserimento negli impianti di riscaldamento esistenti, senza intervenire su tubazioni o caloriferi, ma semplicemente sostituendo la caldaia. Può effettuare cicli anti-legionella (scuole, ospedali, alberghi) senza l’ausilio di resistenze elettriche ed usa refrigeranti naturali (no F-GAS). Il 70% dell’energia necessaria per produrre il riscaldamento viene estratto dall’acqua di prima falda (o lago, mare,..) e per il restante 30% si utilizza energia elettrica, azzerando le emissioni in loco
Benefici ambientaliCon TINA si può introdurre una trasformazione verso la sostenibilità nel settore della produzione di energia termica. Nei settori della generazione elettrica e della mobilità questo cambiamento sta già avendo luogo, con l’introduzione di fonti rinnovabili e di auto elettriche. Nella produzione di riscaldamento, invece, si è ancora fermi a considerare la produzione di calore come legata indissolubilmente ad un processo di combustione. Al punto che oggi il riscaldamento rappresenta la principale fonte di inquinamento delle nostre aree urbane in termini di PM10, seguìto dall’industria e dai trasporti su strada. In media, il contributo fornito dal riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a circa il 43%. Non solo; sebbene le emissioni provenienti dal settore industriale e dai trasporti su strada siano diminuite dal 2000 del 63% e del 50% rispettivamente, quelle da riscaldamento sono aumentate del 47% Sui nuovi edifici, quelli progettati con riscaldamento a bassa temperatura, si possono usano pompe di calore tradizionali al posto delle caldaie. Ma oggi con TINA si può indirizzare anche l’edilizia esistente (ovvero il 90% dell’edificato e il maggiore imputato di inquinamento urbano) i cui impianti e terminali hanno bisogno di temperature elevate (80°C), eliminando così le caldaie e qualsiasi forma di combustione sul posto. A livello di sistema poi, il 30% di energia elettrica consumata mediamente da TINA per offrire 100 kWh termici all’ambiente da riscaldare, ha una componente rinnovabile già oggi superiore al 40%. Questo riduce ad un terzo il fabbisogno di energia primaria a livello paese. Non solo: appare evidente come TINA possa essere abbinata a sistemi di produzione di energia elettrica distribuita sul posto, come ad esempio pannelli fotovoltaici: ciò rende TINA un sistema di produzione di calore a zero emissioni, non solo in-loco. Considerando il patrimonio edilizio storico, TINA consente di non “rottamare” sistemi di distribuzione del calore (es. radiatori in ghisa) o di smantellare pavimenti (per inserire serpentine) ma di avere recuperi non intrusivi. Nel solo comune di Milano sono oggi presenti oltre 2000 centrali termiche a gasolio di taglia media pari a 200kW, utilizzate per il riscaldamento centralizzato. Durante la stagione invernale (15 ottobre-15 aprile) queste caldaie riversano nell’aria della città ca. 12,7 tonnellate di PM10, 250 tonnellate di SO2, 150 tonnellate di NOx e più di 188 mila tonnellate di CO2. Sostituire, ad esempio, la metà di questi impianti con una pompa di calore di tipo TINA (una penetrazione dell’1,5% rispetto alle centrali termiche complessive del Comune) implicherebbe il dimezzamento di tutte emissioni sopra indicate. Considerando la sola anidride carbonica, l’intervento avrebbe l’effetto di togliere dalla circolazione 134.000 auto in città (su di un parco registrato di ca. 700.000 automobili): una coda più lunga della distanza Milano-Roma. Non solo: la “bolletta” a carico dei cittadini interessati sarebbe ridotta di ca. 26 milioni di euro ogni anno (ovvero del 60% della spesa indirizzata, pari a ca. 43 milioni di euro) senza considerare poi l’effetto sulla salute (e relativi costi) dei milanesi
 Altri benefici ambientaliMinor consumo energie non rinnovabili
 ValutazioneSe definiamo come “sistema” il settore energetico, consideriamo quanto segue. Per rendere disponibile in ambiente 100 unità di energia termica, una caldaia deve bruciare ca. 120 unità di energia chimica del combustibile fossile o biomassa: TINA invece utilizza 30 unità di energia elettrica (a zero emissioni in-loco) per rendere disponibili le stesse 100 unità di energia termica utile, estraendole dalla fonte rinnovabile; l’acqua. La sostituzione del combustibile fossile (usato dalla caldaia) con l’energia elettrica (usata dalla pompa di calore) determina l’azzeramento di ogni emissione inquinante in loco. Ciò significa eliminazione di particolato (nel caso di caldaie a gasolio, BTZ o GPL) oltre a CO, CO2 e NOx (nel caso delle più recenti caldaie a metano, incluse quelle a condensazione) nell’area ad alta densità abitativa. Ma a livello di sistema cosa succede? Come si producono le “30 unità” di energia elettrica utilizzate dalla pompa di calore? Nel caso più conservativo e pessimista, il chilowattora elettrico (aggiuntivo) richiesto dalla pompa di calore viene prodotto dall’impianto marginale, ovvero da una centrale di generazione elettrica a ciclo combinato (CCGT). Considerando il rendimento medio dei CCGT in Italia e le perdite di rete fra la centrale e il punto di prelievo in bassa tensione, il consumo di “30 unità” di energia elettrica in città richiede di produrre in centrale “33 unità” di energia elettrica, consumando “64 unità” di energia chimica del metano (energia primaria), ovvero la metà circa di quanto evidenziato nel caso di caldaia a combustibile fossile (ed in area delocalizzata rispetto al centro urbano). Vale la pena sottolineare poi che al crescere della potenza richiesta (es. a partire dai 150  200 kW elettrici), il punto di prelievo per la pompa di calore sarà verosimilmente in media tensione, con conseguente dimezzamento delle perdite di rete e riduzione dell’energia primaria consumata in centrale. Nel caso più realistico, considerando la continua (e inarrestabile) penetrazione e disponibilità di impianti di generazione rinnovabile (es. eolici, fotovoltaici), è sensato considerare nel medio lungo termine il mix produttivo di fonti utilizzato per la produzione di quelle “30 unità” di energia elettrica richieste. Partendo dalla considerazione che già oggi oltre il 40% della produzione ha origine da fonti elettriche rinnovabili (FER), il consumo di energia primaria a livello di sistema scende da “64 unità” di energia chimica del metano a meno di “38” (ovvero al 60% di 64). Se come “sistema” consideriamo le “città”, TINA rappresenta una soluzione aperta ed interoperabile con altri strumenti propri delle smart-city, anche grazie alla potenzialità di completo telecontrollo e telegestione. Si integra in sistemi di home-automation e NZEB. Se come “sistema” consideriamo la filiera produttiva e di “sourcing”, già oggi utilizziamo materiali rinnovabili e refrigeranti naturali, avendo anni fa già effettuato una scelta di campo contro gli F-GAS, tipicamente usati in pompe di calori tradizionali e gruppi frigo. Tra i componenti critici vi sono i compressori: lavoriamo in co-development con fornitori selezionati per indirizzare una ricerca partecipativa verso una tecnologia innovativa (capace di superare materiali dannosi per l’ecosfera come gli F-GAS) che potranno poi essere messi a fattor comune con altri OEM che seguiranno la strada di TEON. TINA ha effettuato la mappatura LEED e BREEAM, come contributo ai protocolli internazionali più attenti alla sostenibilità edilizia e progettuale